Stop. Look. Go.
Fermati. Guarda. Procedi.
Il monaco David Steindl Rast, da molti considerato il successore del grande Thomas Merton, in una TED registrata verso i novant’anni, si riferisce a questi tre momenti come gesti fondamentali non solo per praticare la presenza nel momento, ma come fasi del processo creativo.
Stop. È un gesto rivoluzionario per i giorni nostri, perché dobbiamo gestire più vite. Il nostro mondo oggettivo: il lavoro, la famiglia, il rincaro della benzina, la spesa.
E le altre vite. Le altre identità social, Facebook, Instagram, che ci costruiamo su misura. Siamo dentro flussi che ci triturano perché tutto va avanti e se vogliamo avere la sensazione di esserci dobbiamo produrre materiale, costruire storie per appassionare i nostri amici e follower. E allora un bel risotto allo zafferano diventa oggetto di racconto. Siamo chiamati a performance continue.
Se pensate ai Padri del Deserto che nel IV secolo abbandonavano il caos per rifugiarsi nei deserti d’Egitto e Siria. Ma rifugiarsi da cosa: allora mica c’erano le macchine, e i video quotidiani di Marco Montemagno.
I poveri padri prendendo la via del deserto oggi si ritroverebbero a Dubai…
Stop. è necessario fermarsi per uscire dalle bolle narrative, dai flussi che regolano le identità che crediamo di controllare, ma che invece ci sfuggono.
Stop, per liberarci dalle illusioni ottiche della mente, come diceva Einstein.
Nel salotto di casa ho appeso le gigantografie di tre carte dei tarocchi. Una è l’appeso, un uomo legato dai piedi, con la testa rivolta verso il basso. Spesso viene considerata una carta “negativa”, per la nostra abitudine a definire tutto secondo le categorie di buono e cattivo. In realtà la carta mi trasmette il piacere e la necessità della stasi. Stare fermi, capovolti.
Perché? Cos’ha che fare questo con la creatività?
Secondo passaggio. Look. Guardare con occhi diversi.
Se ci pensate chi ha lasciato un segno ha sempre portato un nuovo sguardo, una nuova prospettiva, un nuovo punto di vista. È quello che hanno fatto le avanguardie di inizio ‘900. Duchamp ha preso un orinatoio e l’ha messo in un museo, aprendo nuove possibilità di fare arte: dall’arte figurativa all’arte concettuale.
Godard e la nouvelle vague hanno rivoluzionato il respiro del film, proponendo nuovi sguardi sugli spazi scenici e sul decoupage.
Tarantino ha shackerato le storie proponendo una linearità cinematografica basata sulla necessità emotiva dello spettatore più che sull’intreccio. Lost ha fascinato milioni di spettatori con nuove esplorazioni del soprannaturale.
Ma se ci pensate bene, proporre un nuovo sguardo è anche ciò che hanno fatto uomini straordinari del passato: Gesù Cristo, Gandhi, Martin Luther King…
Stop. Fermarsi, per rifiatare, ristorarsi dal flusso che impegna le nostre facoltà, decostruire gli automatismi.
Look. Guardare con occhi nuovi, perché connessi all’unicità del nostro sguardo. Solo quello è originale.
Go. E procedere, proponendo qualcosa di inedito…
Sono queste anche le basi della mindfullness, la pratica della consapevolezza.
Se volete che anche il risotto allo zafferano su Facebbok abbia un sapore più intenso, iscrivetevi a Storycounseling, il mio canale e date un’occhiata al sito. E se volete scoprire come essere più felici continuate la visione della TED e le parole di un saggio monaco.
Stop. Look. Go.
Fermati. Guarda. Procedi.
Il monaco David Steindl Rast, da molti considerato il successore del grande Thomas Merton, in una TED registrata verso i novant’anni, si riferisce a questi tre momenti come gesti fondamentali non solo per praticare la presenza nel momento, ma come fasi del processo creativo.
Stop. È un gesto rivoluzionario per i giorni nostri, perché dobbiamo gestire più vite. Il nostro mondo oggettivo: il lavoro, la famiglia, il rincaro della benzina, la spesa.
E le altre vite. Le altre identità social, Facebook, Instagram, che ci costruiamo su misura. Siamo dentro flussi che ci triturano perché tutto va avanti e se vogliamo avere la sensazione di esserci dobbiamo produrre materiale, costruire storie per appassionare i nostri amici e follower. E allora un bel risotto allo zafferano diventa oggetto di racconto. Siamo chiamati a performance continue.
Se pensate ai Padri del Deserto che nel IV secolo abbandonavano il caos per rifugiarsi nei deserti d’Egitto e Siria. Ma rifugiarsi da cosa: allora mica c’erano le macchine, e i video quotidiani di Marco Montemagno.
I poveri padri prendendo la via del deserto oggi si ritroverebbero a Dubai…
Stop. è necessario fermarsi per uscire dalle bolle narrative, dai flussi che regolano le identità che crediamo di controllare, ma che invece ci sfuggono.
Stop, per liberarci dalle illusioni ottiche della mente, come diceva Einstein.
Nel salotto di casa ho appeso le gigantografie di tre carte dei tarocchi. Una è l’appeso, un uomo legato dai piedi, con la testa rivolta verso il basso. Spesso viene considerata una carta “negativa”, per la nostra abitudine a definire tutto secondo le categorie di buono e cattivo. In realtà la carta mi trasmette il piacere e la necessità della stasi. Stare fermi, capovolti.
Perché? Cos’ha che fare questo con la creatività?
Secondo passaggio. Look. Guardare con occhi diversi.
Se ci pensate chi ha lasciato un segno ha sempre portato un nuovo sguardo, una nuova prospettiva, un nuovo punto di vista. È quello che hanno fatto le avanguardie di inizio ‘900. Duchamp ha preso un orinatoio e l’ha messo in un museo, aprendo nuove possibilità di fare arte: dall’arte figurativa all’arte concettuale.
Godard e la nouvelle vague hanno rivoluzionato il respiro del film, proponendo nuovi sguardi sugli spazi scenici e sul decoupage.
Tarantino ha shackerato le storie proponendo una linearità cinematografica basata sulla necessità emotiva dello spettatore più che sull’intreccio. Lost ha fascinato milioni di spettatori con nuove esplorazioni del soprannaturale.
Ma se ci pensate bene, proporre un nuovo sguardo è anche ciò che hanno fatto uomini straordinari del passato: Gesù Cristo, Gandhi, Martin Luther King…
Stop. Fermarsi, per rifiatare, ristorarsi dal flusso che impegna le nostre facoltà, decostruire gli automatismi.
Look. Guardare con occhi nuovi, perché connessi all’unicità del nostro sguardo. Solo quello è originale.
Go. E procedere, proponendo qualcosa di inedito…
Sono queste anche le basi della mindfullness, la pratica della consapevolezza.
Se volete che anche il risotto allo zafferano su Facebbok abbia un sapore più intenso, iscrivetevi a Storycounseling, il mio canale e date un’occhiata al sito. E se volete scoprire come essere più felici continuate la visione della TED e le parole di un saggio monaco.
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