Di Camilla Sguazzotti.
Nasciamo e siamo corpo; sviluppiamo sentimenti ed emozioni, elaboriamo modi si sentire e relazionarci, e tutti passano in entrata e in uscita dal modo in cui il nostro corpo si pone nei confronti del mondo, dal modo in cui si muove, delle persone con cui entra in rapporto e conflitto. Nasciamo da corpi e siamo corpi uguali e contrari a quelli che ci hanno generato: ci scriviamo e ci raccontiamo in un rapporto sinergico tra ciò che ci siamo trovati ad essere per nascita e ciò che vogliamo essere, tra i personaggi che abitano il nostro racconto da principio e tutti quelli che si inseriscono mentre la storia prende forma.
Cristina Meini ha detto che «crescere significa diventare persone diverse, ascoltare specchi diversi, bisogna davvero cogliere le possibilità delle relazioni, non limitarsi alla singola relazione (quella famigliare)»; questa e la storia del mio personaggio principale, il più ingombrante e più insostituibile, e di come alla fine sia diventato uno dei tanti.
18 dicembre 2001
Caro diario,
oggi abbiamo fatto lo spettacolo di Natale, e mamma non c’era. Papà ha detto che doveva andare a scuola e lei non può fare come lui; papà può chiedere al suo capo di non andare a lavorare per venire alla mia recita perché ci sono delle persone che lo possono sostituire, la mamma invece deve insegnare ai ragazzi delle cose che può insegnare solo lei.
Ero triste, e mi sono arrabbiata con lei, le ho detto che vuole più bene ai suoi studenti che a me perché non viene mai a vedermi alle recite. Mamma mi ha detto che sono egoista e cattiva…non mi piace la parola “cattiva”. Mi sono messa a piangere, non le dirò più che mi sento meno importante della sua scuola.
18 dicembre 2006
Caro diario,
anche quest’anno mamma non è venuta alla recita di fine anno, ma lo sapevo già, non me lo ha detto ma lo avevo capito perché mi ha detto “buona fortuna” prima di andare a scuola e non ha chiesto a papà a che ora era fatto lo spettacolo.
È andata bene, sono felice perché c’è stata anche la premiazione del concorso dei giovani scrittori e sono arrivata terza! È la prima volta che vinco un premio, di solito li danno sempre le preferite della maestra ma questa volta i racconti li hanno letti il sindaco, il Sandro che scrive sul giornale e la maestra di un altro paese. A mamma non l’ho detto però, mi avrebbe detto che sono stata brava, ma io volevo che fosse lì, che son brava me lo dice sempre, però non c’è mai quando me lo dicono gli altri.
18 dicembre 2011
Oggi proprio giornata no. Latino è andato male: 7,5. Mamma dice che l’ho delusa, che quando studiava lei una versione così l’avrebbe fatta in 10 minuti…e vabbè, io non son capace che ci devo fare. Però stavolta mi sono arrabbiata e gliel’ho detto “tu sei tu, meno male che siamo due persone diverse”. Ma mi ha risposto che si siamo diverse ma io sono sua figlia e qualcosa dovrebbe essermi arrivato. La detesto, agli altri parla sempre bene di me e poi sembra che non ne faccio una giusta; fosse per lei dovrei sempre fare la brava studentessa che prende il massimo dei voti: ma non lo vede che più di così non ce la faccio?
A casa devo essere quella brava, fuori devo essere quella che ascolta tutti…allora tanto vale che non dica più la mia, che faccia quello che gli altri si aspettano e basta.
Chissà, forse ha ragione mia mamma: sono brava, ma non abbastanza.
18 dicembre 2016
Ancora una settimana di lezione e poi sono a casa, anche se gli esami di gennaio mi spaventano; mamma dice che ho una mole incredibile di materiale da studiare, e detto da lei non è affatto confortante. Questo perché anche lei sta studiando per il secondo master in didattica digitale…io studio tutte le ore che posso, ma la sera crollo; lei invece fa nottata, e il giorno dopo si fa le sue 5/6 ore di lezione come nulla fosse.
Continua a dire che sono brava, ma io non mi sento affatto una studentessa modello, anzi, sono meno che mediocre e sono certa che gli esami di gennaio lo confermeranno. Provo a essere all’altezza delle aspettative, ma poi di chi saranno queste aspettative? Mia madre non me lo ha mai detto in modo esplicito, ma i miei voti nella media non sono un gran vanto…un 28 non è da buttare, a se tutte le tue compagne hanno preso 30 e lode allora, forse, tu sei un passo indietro.
Non voglio sentirmi giudicata da un’approvazione di circostanza, da un dipinto con tinte più accese dell’originale che non restituisce affatto la realtà…è faticoso corrispondere a una certa idea di sé, fa male a volte ritrovarsi costrette dalla consuetudine a replicare modelli di cui non ricordiamo nemmeno l’origine.
18 dicembre 2019
Ancora 5 giorni, un esame e due cene di Natale prima di tornare a casa per le feste. Io e mamma abbiamo già deciso il menu, pensato al centro tavola, preparato i segna posto; ho preso regali per le amiche e deciso a cosa cucinare per la cena da Anna.
A mancare all’appello dell’organizzazione in verità è l’esame…martedì 22, più ci penso e più devo fare i conti con l’impreparazione. «È solo una prova intermedia», certo, ma come spiego a mia madre che mi sono presentata a un esame senza aver finito di studiare? Quando a settembre ho preso quel 24 di latino (ed era latino, la mia pietra di Sisifo dal ginnasio) è addirittura venuta apposta a Torino. Sì, mi ha portata pranzo fuori per consolarmi del risultato mediocre a fronte di 3 mesi estivi di studio, ma mi ha salutata davanti al collegio dandomi una borsa con la grammatica latina che l’ha incoronata professoressa e la domanda “io però mi chiedo come ci si senta a presentarmi impreparati ad un esame. Con che faccia ti sei seduta davanti al professore?”. Avrei voluto restare in camera a fissare il vuoto, ma 15 minuti dopo sono dovuta andare a prenderla in Corso Casale: aveva sbagliato direzione del tram.
Ma poi voglio dire, “mediocre”…chi ha detto che 24 debba essere “mediocre”? Chi ha deciso che io non possa fare come tante che si presentano a un esame per tentare la fortuna! Però questo ragionamento lo tengo per me, se tolgo una tacca da sotto le scarpe e mi abbasso, mamma avrà meno ragioni per vantarsi di me. Lo so, ho sempre detto che mi da fastidio, ma in fondo, almeno così, so che mi vuole bene, o quanto meno che merito una parte della sua considerazione tra compiti da correggere e corsi d’aggiornamento.
Insomma, a casa ci voglio tornare, ma aspetto a fare la valigia: non so ancora se avrò abbastanza spazio per i libri o dovrò fare i conti con l’ingombro del senso di colpa.
18 dicembre 2020
Mancano 7 giorni a Natale; potrò tornare a casa? Torino è in una regione diversa, non posso spostarmi…è anche vero che sarei autorizzata per via della residenza. Questa città è il posto che ho scelto, ma la mia casa resta comunque là incastrata tra le colline, i boschi e la pianura. Poi mamma lamenta che non ci vediamo da mesi, che non ha nessuno con cui parlare delle sue letture, dei film che guarda, delle mostre che avrebbe voluto vedere ma “chissà se le riapriranno”…papà è silenzioso su tutto, mamma solo su ciò che non le interessa fare suo. Ma abbiamo trovato questa stanza in cui il silenzio cede il passo alla parola e non restiamo con le labbra serrate troppo a lungo.
Mamma ha detto che ha bisogno di me…ho ben interpretato? Mi sembra un’occasione da sfruttare…si, proprio così: un’occasione in cui mostrarle che anche io posso darle qualcosa, che anche la mia presenza ha una funzione, che non sono scappata come sostiene lei ma non ho semplicemente avuto modo di tornare prima, la distanza che si era creata non dipendeva da me. Quest’anno mi sono laureata, ho cominciato un altro percorso, mi sto impegnando: sono brava per davvero, sono un poco più vicina a lei…o almeno mi sembra, ho l’impressione che adesso quel “brava” che mi affibbia dacché sono piccola possa avere davvero un qualche valore.
Nota per domani: prenotare biglietto del treno.
18 dicembre 2021
Mi manca la mancanza; ora che sono sempre a casa mamma non dice mai che le manco, a dire la verità quasi non mi parla…ricordo che l’anno scorso tornai a casa perché lei aveva in una certa misura bisogno di me, e ora sembra piuttosto avere bisogno della mia assenza.
Mi sono accorta di essere un po’ come lei, proprio ieri: ho rivisto delle compagne di liceo, e anche “lui”…avevo come l’impressione che mi mancasse tutto quanto, una mano mi ha come stretto il torace, il cuore ha saltato una contrazione e mi sono sorpresa a immaginare un presente insieme a quelle persone. La verità è che ho cambiato strada, non desideravo davvero parlare con loro, e nemmeno mi mancano. Si, sono proprio come mia madre: mi manca solo quello su cui non ho più controllo. Ma una differenza con lei sono certa di averla: consumata l’amarezza getto il fiele e rivolgo la mia attenzione altrove; ho buone amicizie, nessun rancore; non faccio complimenti di circostanza, ci sono quando devo, sto zitta se serve.