Di Federico Sirini.
Il padre è figura maschile, ma il paterno è un caso particolare del maschile. La funzione archetipica del padre, tra elevazione, nutrimento e carte di credito.

Ciascuno di noi possiede un’idea delle caratteristiche che dovrebbe avere un buon padre. Allo stesso tempo possediamo una concezione opposta, in particolare secondo i canoni della società occidentale, che riduce la funzione del padre a “breadwinner”, il procacciatore del pane quotidiano.
La prima idea rientra nel concetto di archetipo formulata da Carl Gustav Jung, che ha a che fare con l’esistenza, all’interno della nostra psiche, “di forme determinate che sembrano essere presenti sempre e dovunque”. Queste forme sono correlate al concetto di inconscio collettivo, un sistema psichico di natura universale, uguale in tutti gli individui.
La seconda, invece, deriva dalla riduzione psicologica della funzione paterna. Riduzione, questa, di cui Claudio Widmann concede un’intensa disamina all’interno del saggio “Pinocchio siamo noi”.
Widmann traccia una distinzione tra il maschile e il paterno. Il padre è una figura maschile, ma il paterno è un caso particolare del maschile. La funzione archetipica del padre, riconoscibile nel nutrimento del proprio figlio, è stata confinata in un gesto maschile e non paterno come quello di ricaricare la carta di credito.
Questa precisazione si può cogliere già nell’etimologia della parola padre, infatti, “padre discende dal radicale sanscrito pa, che contiene i significati del nutrire e del proteggere”. Il “nutrimento” del figlio è la funzione centrale della figura paterna, nutrimento che non si risolve solo in un’azione biologica, ma anche e soprattutto in un’elevazione del figlio, nel “far grande un individuo ancora minuscolo”.

Nell’interpretazione di Widmann troviamo il personaggio di Geppetto sempre impreparato davanti alla fame del figlio, senza “un progetto di elevazione” per Pinocchio, ma solo per sé stesso, attraverso il figlio: con un burattino potrà guadagnarsi il pane. Ancora di più che la dispensa vuota, di Geppetto colpisce la miseria del suo disegno paterno. Questo tratto svuota Geppetto di una delle funzioni “squisitamente paterne” e riduce in Pinocchio la possibilità che si instauri nella coscienza l’archetipo paterno. Viene meno l’esemplarità della figura paterna, il suo essere “saggio, retto, nobile”, il suo adoperarsi per la grandezza del figlio, nell’orientarlo e nel proteggerlo.
Ecco perché di un padre si deve riconoscere la nobiltà del gesto quotidiano, come preparare il pranzo o la cena ai figli, cantare loro una canzone o raccontargli una storia.
Un padre è colui che solleva in alto i figli, finché ne hanno bisogno.
Federico Sirini è nato a Roma nel 1992. Laureato in Studi-Storico Artistici e in Ingegneria Civile. Ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie nel 2011 (L’inverno delle sanguisughe, L’Autore Libri Firenze) e nel 2015 il poema Yawp per L’Eretica Edizioni.